Sport e donne sono due termini che possono essere utilizzati insieme a fasi alterne nella nostra storia e cultura.
Lo sport e l’immagine femminile
La pratica sportiva è stata spesso interpretata, nelle diverse epoche e culture, come un’attività simbolicamente connessa alla forza fisica e alla competizione.
Questi sono aspetti poco femminili e poco coerenti con il modello di “donna di casa”, madre, figura tradizionalmente dedita alla famiglia e all’accudimento dei figli.
Questa immagine femminile potrà sembrare strana alle donne emancipate che al giorno d’oggi hanno una vita piena e all’insegna della “libertà” di essere e realizzare. Di fatto, però, questa condizione di libertà è limitata ad una piccola porzione dell’universo femminile.
La gran parte delle donne occidentali oggi si trova ancora a misurarsi quotidianamente con i limiti imposti da retaggi culturali e stereotipi sociali.
In tema di sport, si pensi che, nel 1912 Pierre de Coubertin (noto per aver riportato in vita la tradizione dei giochi Olimpici nel 1896), parlando di partecipazione femminile alle pratiche Olimpiche dichiarò che
“la partecipazione femminile sarebbe poco pratica, priva di interesse, anti-estetica e scorretta”.
Per vedere le donne ammesse ufficialmente a partecipare a gare di atletica leggera e inserite nelle principali discipline olimpiche dovremo arrivare al 1928 (Berlino). Ovviamente una partecipazione modesta e timida, in schiacciante minoranza numerica rispetto alla partecipazione maschile. Ma pur sempre una partecipazione importante che ha segnato un cambiamento.
Ancora oggi è innegabile che la partecipazione alla pratica sportiva sia più comune per gli uomini che per le donne e che gli sport maschili siano più rilevanti sia economicamente che culturalmente.
Il ruolo dello sport nella vita della donna
Il ruolo dello sport nella vita della donna è cambiato nella storia ed ha conosciuto diverse interpretazioni alla luce del contesto storico, sociale e culturale.
Per limitarci al mondo romano e greco possiamo osservare grandissime differenze:
- nei dipinti dell’epoca romana si ritrovano figure femminili impegnate nelle pratiche sportive
- le donne ateniesi, al contrario, erano estranee alle pratiche sportive sia come atlete che come spettatrici
- le donne spartane, diversamente dalle donne ateniesi, partecipavano alle attività sportive al pari degli uomini, gareggiando nude (come era costume allora) accanto agli atleti di sesso maschile negli esercizi ginnici, nella lotta, nella corsa a piedi e a cavallo.
Al di là dello sport inteso in senso agonistico, l’attività sportiva rappresenta un importante aspetto nella vita di un uomo quanto di una donna.
Lo sport è, infatti, in grado di apportare benefici sensibili a livello fisico e psichico migliorando, quindi, complessivamente la qualità della vita dell’individuo.
Sport e donne. Stereotipi sociali legati alle differenze di genere
Il modo di vivere lo sport conosce ancora oggi, nella nostra cultura, differenze sostanziali tra uomo e donna a partire dalle differenziazioni fisiche ma anche psico-sociali.
Molte di queste differenze affondano le proprie radici in fattori culturali profondi di cui non siamo sempre completamente consapevoli.
Sono differenze che condizionano la scelta delle attività oltre che la regolarità nella loro pratica in senso stretto.
E’, per esempio, comune per una bambina essere iniziata ad attività coerenti con uno spirito di grazia e femminilità (danza, ginnastica artistica…).
E’, allo stesso modo, comune, per un bambino, essere avviato ad attività connesse a forza e potenza (calcio, rugby, lotta…).
Lo sport nella nostra cultura ha una funzione prioritaria in età puberale ed ha grande rilievo anche in fase adolescenziale. Tuttavia, possiamo notare come, man mano che la bambina diventa donna, l’attività sportiva tende a ridimensionarsi rispetto ai coetanei di sesso maschile.
Da uno studio recente emerge come il 67% delle ragazze interrompe l’attività sportiva entro la fine della pubertà.
Mentre la ragazza si avvia a definire la sua immagine di donna (seducente, “debole” o legata alla cura della casa e della famiglia), il ragazzo inizia a scolpire la sua immagine di successo e performante.
In età adulta, la distanza tra i due sessi tende ad accentuarsi ancora.
Dai dati Istat emerge che il 28,3% degli uomini pratica regolarmente uno sport contro una percentuale che scende al 19,5% nel caso delle donne.
Di fatto, la vita della donna conosce cambiamenti e trasformazioni importanti. Alcun ciclici e prevedibili (mestruazioni) , altri più straordinari (maternità).
Questi eventi modificano inevitabilmente non solo l’energia femminile ma anche i ritmi del vissuto femminile nella quotidianità. Di questo è opportuno tener conto.
Sport, donne, mestruazioni. La ciclicità dell’energia femminile
I media promuovono l’immagine della donna che non si lascia condizionare dai giorni del ciclo per prendere impegni ed accettare sfide sportive.
Le pubblicità mostrano i tanti rimedi farmacologici per “silenziare” i disturbi connessi, in alcune donne, alle mestruazioni.
Mal di pancia, sbalzi d’umore, difficoltà digestive, mal di testa… tutto ha un rimedio che consente di continuare a fare quello che si deve o si vuole fare. Anche fare gare sportive, con ottimi rendimenti.
Di fatto, però, è bene essere consapevoli che le mestruazioni costituiscono un importante appuntamento con la propria femminilità che va vissuto con consapevolezza e flessibilità.
La medicina cinese ci dice che, dal punto di vista energetico, la donna conosce diverse fasi a livello fisico e psichico connesse alla ciclicità mestruale ed è inevitabile che essa sia più o meno incline a determinate attività.
In particolare, la donna si sentirà naturalmente più attiva a livello fisico e mentale in fase post ovulatoria, meno attiva in fase mestruale (Vuoi approfondire l’aspetto dell’energia della donna durante le mestruazioni? Ti invito a leggere l’articolo della mia amica e collega Francesca Cassini: Ciclo mestruale in medicina cinese in una prospettiva olistica)
Non è, pertanto, rinunciando o rifiutando questo che è possibile fare un passo avanti nella direzione dell’emancipazione femminile!
Il ciclo mestruale come indicatore di benessere
Il ciclo mestruale è anche un’importante “spia” che ci avvisa quando stiamo superando il limite.
Quando l’attività sportiva si fa troppo impegnativa, per esempio, possono subentrare amenorrea, irregolarità di diverso tipo legate al ritmo o alle caratteristiche del flusso oppure, in fase puberale, può non comparire affatto il menarca.
Questo è soprattutto il caso di sport di resistenza o anche di attività in cui è richiesta leggerezza fisica che può favorire un regime alimentare privante (danza, pattinaggio artistico…).
In ogni caso, si tratta di situazioni in cui l’organismo femminile viene stressato al massimo con attività non idonee a favorirne il benessere.
L’interruzione del ciclo mestruale rappresenta simbolicamente, in questo caso, l’interruzione delle funzioni procreative che non potrebbero essere garantite e una “messa a riserva” da parte dell’organismo femminile che richiede energia e mette in “stand by” tutto ciò che è aggiuntivo alle funzioni vitali.
Nella fase della menopausa, poi, si cercheranno ancora altri equilibri nell’energia femminile. Lo sport dopo i 50 anni sarà vissuto non più come terreno di confronto e di prova, ma luogo di pratica personale esclusivamente per il proprio benessere.
In conclusione, il corpo e la mente femminile ha bisogno di attività fisica tanto quanto l’uomo e in alcune fasi della vita, forse, ne ha ancora più bisogno. Ciononostante, l’attività fisica deve tener conto delle intime differenze tra uomo e donna e rispettare la natura di quest’ultima, valorizzandone le caratteristiche di unicità.
Sport e donne. La maternità
Altro importante momento di trasformazione per la donna è quello della gravidanza e della maternità.
Con la maternità, in particolare, la donna si trova per la prima volta veramente immersa in tante nuove incombenze e responsabilità.
Le giornate si fanno spesso piene di difficili equilibri tra famiglia e lavoro, l’identità femminile è inevitabilmente in ridefinizione.
In questa fase, la donna torna necessariamente alla dimensione domestica più utile al suo ruolo di mamma e si allontana inevitabilmente dallo sport e dall’attività fisica.
Si riavvicinerà alla pratica sportiva eventualmente in un secondo momento, quando i figli saranno cresciuti almeno un po’.
Si riavvicinerà per migliorare il proprio benessere e, magari, per recuperare una forma fisica perduta più che per ottenere risultati e traguardi sportivi.
Questo riavvicinamento non è, tuttavia, scontato, qualunque fossero le abitudini sportive della donna prima della maternità.
Alcune ricerche hanno dimostrato, infatti, che l’accesso allo sport da parte delle donne in questa fase è condizionato da variabili connesse alla classe sociale.
Sono, in particolare, le donne che esercitano attività lavorative ad avere un tasso più alto di partecipazione alle attività sportive. Questo sposta l’attenzione alle dinamiche connesse alla discriminazione non solo di genere ma anche di classe.
Sport e donne. Verso la valorizzazione di differenze di genere “naturali”
L’uomo e la donna hanno una risposta equivalente da parte dell’organismo all’allenamento ed hanno un’identica attivazione dei meccanismi biochimici.
La loro struttura fisica, tuttavia, ha differenze “naturali” a partire dalle quali ci si attendono diverse attitudini e performance.
Fino ai primi del novecento le differenze tra uomo e donna sono state interpretate in una chiave riduzionista che ha attribuito alle donne una connotazione di fragilità fisica.
In realtà, a ben guardare, le differenze di genere non sono sempre a favore degli uomini nella pratica sportiva.
Gli uomini, grazie alla maggiore quantità di testosterone e di massa muscolare, hanno più forza e questa forza è maggiormente “esplosiva”.
Dal canto loro le donne, grazie al loro metabolismo e alla maggiore quantità di grasso, hanno più attitudine per le attività di resistenza, come è stato dimostrato dai risultati nella corsa su lunga o lunghissima distanza (Sport science perspective for women, 1988).
Se il corpo maschile, quindi, ha maggiore qualità di forza e potenza, il corpo femminile ha maggiore qualità di elasticità, resistenza e coordinazione.
Anche dal punto di vista psicologico si registrano significative differenze tra i due generi.
Numerose ricerche evidenziano come l’identità maschile nello sport sia spesso focalizzata su dimensioni di forza fisica e autoaffermazione. Sono in tal senso particolarmente apprezzati gli sport di contatto, i quali danno libera espressione alla competizione e all’aggressività, fino ai limiti della violenza.
Questa dimensione dello sport è bene espressa, comunemente, anche dalla tendenza a considerare lo sport amatoriale come “valvola di sfogo” in adolescenza così come in età adulta.
L’identità femminile nello sport appare, al contrario, meno aggressiva, anche per i più bassi livelli di testosterone rispetto agli uomini. La donna appare, nello sport, più centrata sull’aspetto psichico e mentale.
E’, inoltre, spesso incline ad una dimensione collaborativa ed empatica, a favore delle relazioni, fatto questo che può favorire lo sport di squadra.
Riconoscere ed apprezzare queste differenze, senza cercare necessariamente il confronto nella competizione tra i due sessi, è la chiave per una interpretazione della pratica sportiva che sia equilibrata ed armonica con la natura del praticante.
Allo stesso tempo, insistere su un unico modello sportivo – quello maschile – conduce alla situazione tipica di emulazione in cui le donne cercano di somigliare agli uomini stressando i proprio organismo, sottoponendosi ad allenamenti eccessivi e desessualizzando il proprio corpo e la propria mente.
Accogliere la diversità consente, al contrario, la migliore espressione di sé, delle proprie attitudini naturali vissute nella consapevolezza e nella presenza.