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Guarire. Cosa significa?

Qualche giorno fa, sotto uno dei miei video YouTube, ho ricevuto una domanda semplice ma potente:

Lei hai guarito tutto nel suo corpo?

Ho già risposto pubblicamente a questa domanda, ma oggi sento il bisogno di andare oltre.

Perché dietro a questa domanda si nasconde qualcosa di molto più grande.

Oggi mi chiedo quindi: cosa significa davvero guarire?

 

Guarire non è solo eliminare un sintomo

E’ opinione comune pensare che guarire significhi sconfiggere una malattia, eliminare un disturbo.

Dobbiamo però riflettere sul fatto che guarire non è solo eliminare un sintomo. È un atto di protezione, di ascolto, di scelta quotidiana.

È il modo in cui ci prendiamo cura, prima che qualcosa si rompa. È il modo in cui viviamo.

Questo lo dice la stessa etimologia della parola “guarire”.

 

Le parole ci guidano

L’etimologia della parola guarire è riconducibile all’antico germanico warjan che significa mettere al riparo, difendere, proteggere, impedire che qualcosa di malevolo accada.

Ne deriva che guarire indicava, un tempo, un atto di protezione e di prevenzione.

Significava prendersi cura, preservare l’equilibrio, proteggere la salute prima ancora che si manifestasse il male.

Anticamente erano certo minori le possibilità di contrastare la malattia una volta che questa si era conclamata e l’attenzione alla prevenzione era molto alta.

Il vero potere era mantenere la salute, proteggerla con molta attenzione perché perderla poteva essere fatale.

 

Comprendere il messaggio

In molte culture antiche, la malattia rappresenta un momento in cui è bene fermarsi per osservare, comprendere e trasformare.

La malattia viene vista come un appello, un messaggio. A volte un grido di aiuto, per ascoltare il quale abbiamo bisogno di riposo, silenzio, lentezza.

Come possiamo, del resto, capire un messaggio così profondo e a volte “silenzioso” se non fermiamo il rumore intorno a noi?

 

Silenziare il messaggio

Oggi, grazie ai farmaci abbiamo debellato molte malattie. Viviamo più a lungo e possiamo risolvere molti disturbi semplicemente con una compressa.

Il mal di testa, l’insonnia, i problemi digestivi, il mal di schiena, l’ansia… con una pillola possono essere ridotti o addirittura eliminati, ogni singolo giorno.

Questo è un vantaggio ma può essere anche un limite e riduce la nostra attenzione sul sintomo.

In una società che esalta la prestazione, premia la produttività e stigmatizza la fragilità, la malattia va risolta in fretta o va nascosta.

Siamo abituati a pensare che valiamo solo quando “funzioniamo” e la malattia ci fa sentire “guasti”, “rotti”, “fuori servizio”.

Accade così che oggi, quando parliamo di guarigione, parliamo esclusivamente di malattie, farmaci e battaglie, usando armi sempre più sofisticate, indossando spesso abiti da guerrieri

Ma cosa facciamo per “guarire veramente“, così come insegna l’origine di questa parola, cioè per proteggere e difendere?

Molto poco in realtà.

La nostra attenzione alla diagnosi precoce è alta ma allo stesso tempo abbiamo “normalizzato” uno stile di vita che mina alle fondamenta il nostro benessere.

Abbiamo perso di vista la connessione che c’è tra le nostre scelte quotidiane e l’insorgere della malattia.

Sottovalutiamo il potere delle abitudini, delle nostre giornate trascorse seduti, dei cibi processati che ci semplificano la vita, delle notti passate a ruminare pensieri, dell’agitazione senza apparente motivo, del senso di frustrazione  per il tempo che va troppo veloce mentre noi abbiamo così tanto da fare….

 

E se la malattia non fosse fuori di noi ma dentro di noi?

Se fosse nel “giardino” che stiamo coltivando ogni giorno, inconsapevolmente?

Che senso avrebbe questo “combattere la malattia” se questa fosse il segnale che dobbiamo correggere qualcosa nella nostra vita per poter veramente rispettare i nostri equilibri?

 

Tornare al centro e andare alla radice

Quando ci ammaliamo samo convinti che il rimedio salvifico debba arrivare da fuori. Interpelliamo specialisti, chiediamo consigli, cerchiamo il “rimedio magico” che possa eliminare il nostro problema di salute.

Eppure – per dirla con Nina Gigante, che ha dedicato una recente newsletter proprio al tema della guarigione –

la guarigione non è uno sforzo. Non è qualcosa che una “tecnica” (ma nemmeno un professionista) agisce per voi.

Possiamo, in sostanza, ridurre il disagio di un sintomo ma questo deve servire a tornare al centro

abbassare un po’ il volume per andare a cercare la radice” (Nina).

E andare alla radice del sintomo è fondamentale!

Spegnere il sintomo è infatti come spegnere un allarme che suona quando c’è un incendio. Interrompe il fastidio ma non risolverà l’incendio.

Quando spegniamo la sirena dobbiamo chiederci perché ha suonato e intervenire sulla radice del problema, altrimenti suonerà di nuovo o, peggio, il problema troverà un modo diverso per manifestarsi in noi (spesso in modo più grave).

Integrazione e connessione

Il nostro corpo – e con esso la nostra mente e le nostre emozioni – è un sistema integrato, una rete di relazioni in cui ogni parte dialoga con le altre, in una costellazione viva e dinamica.

Riconoscere questa integrazione è il primo passo verso la guarigione intesa nel senso antico, come protezione e difesa.

In questo sistema integrato e connesso, lo yangsheng ci aiuta ad orientarci, svela i meccanismi e fornisce gli strumenti di “guarigione” (cioè di protezione e difesa) per prevenire e allontanare il più possibile la malattia attraverso uno stile di vita armonioso.

Lo yangsheng una forma di “medicina” quotidiana, gentile, costante, autogestita con consapevolezza.

Ci ricorda che non siamo un insieme di pezzi da aggiustare.

Ma in pratica?

Quello di cui abbiamo sempre più bisogno è far crescere in noi la capacità di “metterci al centro”,

imparare a riconoscere ciò che nella nostra vita chiede attenzione, proteggere i nostri equliibri.

Abbiamo bisogno di tornare all’antico significato della parola guarire come prendersi cura, proteggere e non riparare, aggiustare…

Per portare un reale cambiamento dobbiamo imparare ad ascoltare, ad adattarci e a trasformare, alimentando così, ogni giorno, un processo attivo, che parta da noi.

 

Da dove inizieresti tu?

Quando ci sentiamo chiamati a prenderci cura di noi, spesso la domanda che ci blocca è: da dove comincio?

La risposta, per quanto semplice, è profondamente personale: inizia da dove senti che serve più ascolto.

Da quella parte di te che, in questo momento, chiede più attenzione, che ti sussurra – o magari ti urla – che qualcosa deve cambiare.

Non serve rivoluzionare tutto. Basta un passo. Un piccolo gesto quotidiano, che sia fatto con presenza e intenzione.

Perché quando una parte di te inizia a guarire, tutto il resto – lentamente ma inevitabilmente – comincia a trasformarsi.

Così è nato Yangsheng360: un percorso che accompagna con delicatezza, uno spazio in cui puoi iniziare da te.

Dove non c’è fretta, ma ascolto. Dove non c’è giudizio, ma cura e attenzione.

Un percorso per proteggere, sostenere, rafforzare

Yangsheng360 è la mia risposta concreta a chi desidera coltivare il proprio equilibrio in modo profondo e integrato.

Un percorso online diviso in sei tappe, ognuna dedicata a un’area fondamentale della nostra vita quotidiana, perché è lì che inizia la guarigione: nella quotidianità.

Ogni corso di Yangsheng360 è un invito gentile a portare consapevolezza in aspetti spesso trascurati, eppure determinanti per il nostro benessere:

  • Mangiare e bere” – per scoprire le proprietà energetiche degli alimenti, in sintonia con le stagioni e il tuo sentire
  • Respiro” – per riscoprire il respiro come radice e ponte tra corpo e mente
  • Sonno e riposo” – per ricordare che riposare è un diritto, non un premio, ed è il primo mattone per costruire una vitalità solida
  • Movimento e attività fisica” – per tornare ad abitare il corpo con consapevolezza, sostenere e potenziare la tua vitalità
  • “Emozioni” – per imparare ad accogliere, ascoltare e trasformare ciò che si muove dentro di te (disponibile da fine maggio).
  • “Vita digitale” – per usare la tecnologia senza essere usati da essa (disponibile da fine luglio).

Ogni corso è una piccola “medicina gentile” che puoi praticare da casa, al tuo ritmo, con il mio accompagnamento e quello di una comunità di persone che condividono lo stesso desiderio: vivere meglio, con più presenza.

E’ una guida che affonda le sue radici nella tradizione cinese e, allo stesso tempo, integra nozioni e competenze che appartengono al nostro sapere contemporaneo.

E ora ti lascio con una domanda

Qual è la parte della tua vita che più di ogni altra chiede attenzione in questo momento?

In altri termini: dove senti che è arrivato il tempo di “guarire” – nel senso più antico, dolce e potente di questa parola?

 

Se vuoi iniziare a camminare in questa direzione, ti aspetto lì nel corso di Yangsheng360 che senti più giusto per te.

Ogni corso di Yangsheng360 è registrato, flessibile e accessibili ovunque. Puoi iniziare quando vuoi, al tuo ritmo. Non scade e include un forum interno con cui entrare in contatto con me e con gli/le altri allievi/e.

 

Laura Vanni

Laura Vanni lavora per circa 15 anni come sociologa ricercatrice nell’ambito delle politiche socio-sanitarie finché non scopre la medicina cinese. Nel 2009 decide di fare della medicina cinese il suo nuovo lavoro qualificandosi come operatrice tuina. Da venti anni pratica qi gong e taijiquan di cui è istruttrice presso l’ASD Hung Sing Martial Arts. Ha sempre messo al primo posto la divulgazione della medicina cinese e la sua missione è rendere ognuno protagonista del proprio benessere grazie agli strumenti dello yangsheng cinese. Il suo impegno più grande oggi è quello di integrare sociologia e medicina cinese per offrire strumenti di benessere attuali ed efficaci nella società complessa in cui viviamo in occidente. Oggi Laura dialoga con una community di oltre centomila persone, promuove corsi online e ritiri ed è presente sui principali social come Laura Vanni Medicina Cinese. Il suo ultimo libro è “Il segreto dell’energia vitale. Fai fiorire la tua vita con l’arte dello yangsheng cinese” edito da Piemme.

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